Crocus Sativus - un po' di storia

 

STORIA

Lo zafferano è di provenienza mediorientale. Furono gli arabi, attraverso il nord Africa e la Spagna, a diffonderlo nel resto dell'Europa. Ma anche in India e in Cina. In Italia arrivò alla fine del XV° sec., pare, ad opera di un padre domenicano di Navelli, in provincia de L'Aquila. Anche se vi è notizia della sua coltivazione in Sicilia, già in età greco-romana.



 

FONTI SCRITTE

I primi riferimenti storici riguardanti lo zafferano si fanno risalire alle Sacre Scritture: nel Cantico dei Cantici del Vecchio Testamento ( IV,14 ) viene citato con il termine di derivazione ebraica "karkom". Lo troviamo poi nel papiro egizio di Ebers, primo trattato di medicina conosciuto, datato al 1500 a.C. In letteratura classica le citazioni sono numerosissime già a partire da Omero ( Iliade XIV, 348 ) che ne parla per lo più in relazione al colore giallo, all'amore, all'uso in riti nuziali e funerari e come erba medicamentosa. Virgilio ne indaga l'etimologia: "crocus" deriverebbe dal greco "kroke" e starebbe a significare "filo di tessuto", con riferimento agli stigmi filamentosi ( Georgiche IV, 182 ). Miti e leggende del mondo classico raccontano delle sue origini e personificazioni. Ne scrivono, in merito alle proprietà curative, Ippocrate, Teofrasto, Galeno, Plinio, Apicio. In epoca medievale e rinascimentale compare in moltissimi ricettari come colorante, cosmetico e medicamento, e si annovera tra le spezie più importanti da impiegare in cucina.

RAFFIGURAZIONI ANTICHE

Il motivo decorativo "croco" compare per la prima volta in area egea nella ceramica di Kamares, databile intorno al 1800 a.C.

La più antica rappresentazione pittorica dello zafferano risale, invece, a 3600 anni fa, e raffigura raccoglitrici di croco sulle pareti affrescate di un palazzo ad Akrotiri, sull'isola greca di Thera, l'attuale Santorini, forse la mitica Atlantide.  Sono affreschi di estremo interesse, perché fanno ipotizzare il carattere rituale-iniziatico dell'intera rappresentazione: in ambienti riservati, sembra, esclusivamente alle donne, alcune fanciulle raccolgono fiori di croco e li offrono ad una dea, alla presenza di donne più anziane che paiono istruirle sull'impiego della spezia. Era noto, infatti,  che veniva utilizzata nella cura di diversi disturbi femminili e nei rituali legati alla fertilità e al parto.

Altri dipinti murali si trovano al Museo di Heraclion, nell'isola di Creta, provenienti dall'antica Cnosso.

Sempre da Cnosso proviene una tavoletta (Np 267) databile alla civiltà minoica (2000-1450 a.C.), che reca inciso un ideogramma indicante la parola “CROC” , da cui abbiamo ricavato il disegno stilizzato per il logo della nostra azienda, molto chiaramente riferibile alla pianta: si vedono tre dei petali del fiore e gli stigmi, così come appaiono in natura e come sono presenti nelle decorazioni della ceramica egea coeva. Accanto all’ideogramma sono riportate delle indicazioni di quantità, tutte molto piccole, come è normale che fosse per una sostanza che, fresca o essiccata, risultava essere comunque leggerissima e da somministrarsi in piccolissime quantità.