IMPIEGHI

Noti fin dai tempi più antichi, vanno dalla medicina all'arte tintoria ( pigmenti a base di zafferano sono stati trovati in raffigurazioni preistoriche nel nord-ovest dell'Iran ), alla cosmesi, come essenza in profumeria, liquoreria, nel tabacco aromatizzato e come spezia in cucina.


ASPETTI SALUTISTICI E CURATIVI

In accordo con le tante proprietà medicamentose note fin dall'antichità ed enunciate nelle opere, tra gli altri, di Dioscoride, Ippocrate, Teofrasto, Galeno , Paracelso e Plinio, che lo apprezzavano come stomachico, antispasmodico, sedativo, decongestionante, stimolante, ipnotico e dispensatore di allegria, anche la medicina moderna riconosce la particolare efficacia dello zafferano come:

  • antiossidante e valido nel contrastare l'invecchiamento
  • disintossicante
  • stimolante dell'appetito e del metabolismo
  • utile nel favorire le funzioni digestive
  • capace di ridurre la pressione sanguigna
  • in grado di abbassare i livelli di colesterolo e trigliceridi del sangue
  • antidepressivo naturale e calmante del sistema nervoso, responsabile dell'umore 
  • stimolante delle ghiandole surrenali nella produzione di adrenalina e cortisolo, e dunque afrodisiaco
  • stimolante delle difese immunitarie
  • depurativo e antinfiammatorio
  • antifebbrile e sudorifero
  • antidolorifico e antispasmodico
  • sedativo della tosse
  • utile nel trattamento dell'amenorrea, della sindrome premestruale e nella menopausa
  • abortivo


STUDI SCIENTIFICI

Studi recenti vengono condotti per valutare gli effetti antiarteriosclerotici, l'attività anticoagulante, l'inibizione della proliferazione cellulare, gli effetti sul sistema nervoso centrale e sulla circolazione del sangue, di inibizione della carcenogenesi, e come psicostimolante.

Di particolare interesse sono alcune ricerche in corso sui possibili effetti antitumorali e di riduzione dei disturbi legati ai trattamenti specifici, mentre già riscontri positivi si possono vantare nella sperimentazione per la cura di malattie genetiche come retinite degenerativa e morbo di Alzheimer.


"Lo zafferano abruzzese contro le degenerazioni della retina"

Premiato a Pescara con l'Ethic Award l'oftalmologo Benedetto Falsini, dell'Università Cattolica di Roma, che studia come rallentare le malattie che fanno perdere la vista. E questa spezia ha dato risultati molto promettenti, al punto che la sua ricerca è stata finanziata da Telethon. Lo studio ha avuto inizio con aSilvia Bisti del dipartimento di Biotecnologie e scienze applicate dell'università de l'Aquila. che indagando quali sostanze già disponibili potessero avere un effetto antiossidante nel processo di sviluppo delle maculopatie e, lavorando a L'Aquila ha pensato allo zafferano, di cui l'Abruzzo è grande produttore, mentre da tempo sono note le sue capacità di influire sul metabolismo dell'ossigeno e di contrastare i processi di morte cellulare (apoptosi). Con la collaborazione di alcuni colleghi australiani a loro volta esperti di fisiologia dei fotorecettori ha scoperto che lo zafferano era in grado di influire sull'attività di diversi geni, alcuni responsabili dell'infiammazione in risposta allo stress ossidativo a carico della retina sui ratti. Insieme a Falsini si è passati ora alla sperimentazione sull'uomo e il finanziamento Telethon alla loro ricerca è già un riconoscimento del grande valore del loro lavoro.

Anche lo zafferano aiuta a spostare in avanti l'Alzheimer    Pubblicato: 03 November 2010, scritto dalla Redazione, sul sito dell'Associazione Alzheimer onlus.

Due studi, uno pubblicato nel Journal of Clinical Pharmacology and Therapeutics, e l'altro pubblicato sulla rivista Psychopharmacology, dimostrano che lo zafferano può aiutare chi soffre di lieve/moderata fase di Alzheimer a mantenere complessivamente una migliore funzione mentale. 

In entrambi gli studi, i pazienti hanno ricevuto 30 mg al giorno di zafferano.

In uno studio, l'attività di zafferano è stato confrontato con il Donepezil (nome commerciale Aricept ), un farmaco usato per trattare la demenza. I due hanno dimostrato una efficacia paragonabile, con meno vomito tra i pazienti nel gruppo di zafferano.

Lo zafferano è ricco di composti antiossidanti, tra cui la zeaxantina, che dà benefici agli occhi, e il licopene, noto per proteggere la ghiandola prostatica. La spezia contiene composti che proteggono i nervi, è ricca di acido gallico, potente antiossidante e antinfiammatorio, si dimostra protettiva per il fegato, inibisce il cancro, e supporta il sistema immunitario. 

I ricercatori nei due studi pubblicati hanno stabilito che lo zafferano può contribuire a ridurre la formazione di placche beta-amiloide, una sostanza appiccicosa che si accumula nel tronco cerebrale e che si sviluppa nella malattia di Alzheimer.


ZAFFERANO SALVAVITA    Riduce la crescita di cellule CANCEROGENE

(Prof. Moschos Polissiou Università di Atene - Grecia) (British Journal of Gynaecology - Gran Bretagna) (Ricercatori dell’Università di Sydney – Australia ) (Ricercatori Università dell’Aquila - Italia) (Universita' di Guelph - Ontario - Canada)

 Lo zafferano si rivela efficace contro il tumore al seno, la leucemia e  il morbo di Alzheimer. Un recente convegno ha messo in luce le proprietà di questa spezia grazie anche alle ricerche condotte presso l'Università di Patrasso sui benefici dei derivati della pianta nella lotta contro il tumore al seno . Le qualità anti-ossidanti dello zafferano sono conosciute da tempo come pure è nota l'azione che la Crocina ( Più il colore è scuro, maggiore sono le molecole antitumorali) e il Safranale, in esso contenuti, svolgono a protezione del corpo umano dall'azione dei radicali liberi. I benefici di quest'azione anti-ossidante della pianta sono stati illustrati dal Prof. Moschos Polissiou dell'Università di Atene il quale ha ricordato come le sostanze contenute nello zafferano possano proteggere e rivitalizzare le cellule, migliorare la circolazione sanguigna nel cervello,  migliorare la memoria, ridurre i vari disturbi cardiovascolari e tenere sotto controllo la crescita di cellule cancerogene. Da parte sua, il Prof. Petros Tarantilis, docente di Analisi chimica strumentale dei prodotti naturali, ha parlato degli effetti dei carotenoidi (contenuti in altissima percentuale nello zafferano) sulle cellule cancerogene denominate K562 e HL-60 estratte da malati di leucemia. "Gli studi in vitro sinora condotti sugli effetti dei carotenoidi dello zafferano - ha detto Tarantilis - hanno dimostrato che essi riducono la proliferazione di quelle cellule". I risultati delle ricerche sugli effetti di un composto estratto dallo zafferano ,la transcrocina 4, nel processo di proliferazione del tumore al seno sono stati invece illustrati dalla Prof.ssa Fotini Lamari,  presso l'Università di Patrasso. Questo studio - ha sottolineato l'esperta - è stato il primo in assoluto sugli effetti dei composti di zafferano nel tumore al seno. "I risultati dimostrano che questi estratti riducono la proliferazione di diversi tipi di cellule'' ha affermato Lamari, la quale ha sottolineato che gli esperimenti sono stati condotti su cellule cancerogene in vitro alla presenza di concentrazioni di zafferano. Lamari ha riferito inoltre delle ricerche condotte in Grecia sulla possibilità che lo zafferano possa avere proprietà protettive contro il morbo di Alzheimer, malattia degenerativa delle facoltà mentali che affligge un sempre crescente numero di anziani. Esperimenti di laboratorio condotti su cavie - ha detto la studiosa - hanno dimostrato che estratti della pianta invertono la perdita di memoria e di cognizione provocata dai radicali liberi. Lo zafferano avrebbe inoltre dimostrato la capacità di proteggere i neuroni dai danni degli ossidanti che provocano il morbo di Parkinson. 

 

Tacuinum sanitatis, Codex Vindobonensis, manoscritto miniato, ca. 1400, Vienna, Biblioteca Nazionale.

"Sotto il nome di "Tacuina sanitatis in medicina" vengono classificati tutti quei manuali di scienza medica scritti e miniati dalla seconda metà del XIV secolo al 1450 circa, che descrivevano, sotto forma di brevi precetti, le proprietà mediche di ortaggi, alberi da frutta, spezie e cibi, ma anche di stagioni, eventi naturali e moti dell'animo, riportandone i loro effetti sul corpo umano e il modo per correggerli o favorirli " (da Wikipedia).

Basati sulle traduzioni di un più antico testo medico arabo, ebbero ampia diffusione in epoca medievale. 

ZAFFERANO, L'ANTIDEPRESSIVO SENZA EFFETTI COLLATERALI.

Lo zafferano è stato storicamente usato per la depressione nella medicina tradizionale persiana ma allora non c'era nessuna documentazione basata sulle evidenze.

A partire dal 2001 la ricerca ha scoperto che lo zafferano produce un distinto effetto antidepressivo.

Esistono almeno due studi che confermano il ruolo dello zafferano nel trattare la depressione.

Secondo uno studio condotto nel 2013 dai ricercatori del Department of Sport and Exercise Sciences, della Jacksonville University, lo zafferano, sotto forma di supplemento, ha degli effetti positivi nel trattamento del disturbo depressivo negli adulti.

L’esigenza di indirizzare gli studi scientifici verso dei trattamenti alternativi nella cura di questa malattia è dovuta soprattutto ai problemi di sicurezza e agli effetti collaterali di molti farmaci antidepressivi.

Così, per condurre il loro studio, i ricercatori hanno scelto un gruppo di volontari di età maggiore ai 18 anni, che presentavano sintomi di depressione. I volontari sono stati poi divisi in due sottogruppi: a uno è stato somministrato dello zafferano sotto forma di supplemento; il gruppo di controllo, invece, ha assunto un placebo.

I risultati hanno mostrato  una significativa riduzione dei sintomi di depressione nei soggetti che avevano assunto zafferano, rispetto al gruppo di controllo a cui era stato somministrato del placebo.La conclusione a cui sono giunti i ricercatori è che l’integrazione di zafferano può migliorare i sintomi della depressione negli adulti con disturbo depressivo maggiore.

A confermare questa tesi c’è anche un altro studio del 2014, condotto dalla School of Psychology and Exercise Science della Murdoch University di Perth, in Australia.

I ricercatori hanno effettuato una revisione sistematica di studi clinici, banche dati elettroniche, studi randomizzati e confronti con placebo e antidepressivi per confermare ed esaminare gli eventuali meccanismi di azione antidepressiva della spezia.

Nella revisione sistematica, sono stati identificati sei studi. Nei confronti con il placebo, lo zafferano ha mostrato grandi effetti del trattamento antidepressivo; nel confronto con i farmaci antidepressivi, ha mostrato un’efficacia simile. Si pensa che questo suo potere sia dovuto alle sue proprietà serotoninergiche, antiossidanti, anti-infiammatorie, neuro-endocrine e agli effetti neuroprotettivi.

L'efficacia degli antidepressivi può diminuire nel corso del trattamento ma i loro effetti collaterali, per esempio nella sfera sessuale, possono continuare per mesi o addirittura per anni dopo che questi sono stati interrotti.

Alla luce di queste gravi complicazioni pazienti e scienziati hanno cercato vie alternative più sicure.

Le ricerche hanno rivelato che il Crocus Sativus tratta la depressione in modo altrettanto efficace ma senza effetti collaterali.

Gli studi dimostrano inoltre che lo zafferano è altrettanto efficace contro le altre condizioni per le quali gli antidepressivi sono comunemente prescritti come il disturbo ossessivo-compulsivo, l'ansia e il morbo di Alzheimer.

Recenti studi hanno inoltre dimostrato che lo zafferano funziona anche come terapia aggiuntiva per invertire gli effetti collaterali sessuali così spesso vissuti da uomini e donne che assumono antidepressivi.

Lo Zafferano: antidepressivo naturale

A differenza di altri prodotti naturali presenti sul mercato, lo zafferano puro non è sedativo e migliora l’umore senza compromettere le prestazioni giornaliere.

Numerosi piccoli studi clinici hanno dimostrato che l’estratto del popolare zafferano risulta essere efficace come antidepressivo naturale. I petali e gli stimmi della pianta di Crocus sativus contengono la crocina e il safranale, ritenuti componenti attivi dello zafferano e antidepressivi naturali.

Uno studio controllato in doppio cieco, randomizzato, ha confrontato gli effetti dello zafferano con la fluoxetina (forma generica del diffuso Prozac) in 40 persone con depressione maggiore. Per otto settimane, la metà dei partecipanti ha preso un supplemento contenente  Crocus sativus (15 mg al mattino e alla sera) e l’altra metà ha assunto fluoxetina (10 mg al mattino e alla sera). I sintomi e la gravità della depressione sono stati valutati utilizzando la scala di valutazione Hamilton per la depressione.

Alla fine dello studio, sia i trattamenti con zafferano che quelli con fluoxetina hanno portato a miglioramenti significativi dei sintomi e della gravità della depressione, senza alcuna differenza nella quantità di miglioramento tra i due gruppi. Almeno due studi precedenti hanno scoperto che sia i pistilli che i petali di zafferano agiscono come antidepressivi naturali con efficacia pari al Prozac generico.

Lo zafferano è uno dei diversi antidepressivi a base di erbe che possono essere pensati come alternativa più sicura al Prozac e ad altri antidepressivi da prescrizione.

Senza dimenticare che gli integratori funzionano meglio in combinazione con cambiamenti duraturi dello stile di vita, e sebbene la potenza degli integratori naturali possa essere inferiore a quella dei farmaci convenzionali, l’aspetto positivo nella gestione di alcuni effetti collaterali potrebbe spingere la classe medica all’uso di questo tipo di nutraceutica in sostituzione o a supporto del farmaco antidepressivo.

Referenze:

Phytother Res. 2013

Prog Neuropsychopharmacol Biol Psychiatry. 30 marzo 2007; 31 (2): 439-42.

Fitomedicina. 2006 novembre; 13 (9-10): 607-11.

Phytother Res. 2005 Feb; 19 (2): 148-51.

Anderson HD, et al. Rates of 5 common antidepressant side effects among new adult and adolescent cases of depression: A retrospective US claims study. Clin Ther 2012;34:113-123.

Tumori, lo zafferano contrasta le cellule malate
notizia Ansa
PISA - Lo zafferano può avere  un importante ruolo in campo medico, in particolare nell'ambito della lotta ai tumori. Lo rivela uno studio coordinato da Filippo Minutolo del dipartimento di Farmacia dell'Università di Pisa, che ha identificato il meccanismo con cui un metabolita attivo presente nello zafferano, la crocetina, riesce a ridurre l'aggressività delle cellule tumorali attraverso l'azione su un enzima-chiave nella glicolisi tumorale, la lattato deidrogenasi (Ldh).

I risultati della ricerca sono stati presentati da Carlotta Granchi, prima autrice dell'articolo e relatrice al "First Congress on Edible, Medicinal and Aromatic Plants (Icemap 2017)" svoltosi a Pisa dal 28 al 30 giugno. Il lavoro è stato inoltre pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry della American Chemical Society. "La crocetina - spiega Granchi - non è purtroppo disponibile, né facilmente isolabile da fonti naturali quindi è stata messa appunto una metodologia sintetica per la sua preparazione: la crocetina artificiale, del tutto identica per struttura a quella naturale, ha dimostrato una notevole abilità di inibire l'Ldh".
Grazie alla collaborazione con il gruppo di ricerca di Paul J. Hergenrother della University of Illinois at Urbana-Champaign e con Flavio Rizzolio dell'Università Ca' Foscari di Venezia, e fondatore dell'azienda Biofuture Medicine, è stato inoltre possibile verificare come la crocetina sia in grado di ridurre la produzione di lattato in cellule tumorali e la loro proliferazione. "Abbiamo dimostrato - aggiunge Granchi - che la componente dello zafferano maggiormente responsabile di questo effetto sembra essere proprio la crocetina".
Infatti l'analisi di modellazione molecolare condotta da Tiziano Tuccinardi ha evidenziato le caratteristiche strutturali che permettono alla crocetina di interagire in modo efficace con il sito attivo dell'enzima-bersaglio. "Chiaramente né lo zafferano, né la crocetina potranno mai sostituire le varie terapie antitumorali approvate per l'uso clinico - specifica Minutolo - comunque possono sicuramente costituire un utile ausilio alimentare nella prevenzione delle neoplasie e, se validati da opportuni studi clinici, potranno in futuro contribuire ad aumentare l'efficacia dei regimi terapeutici utilizzati per diversi tipi di tumore".



Uno studio italiano apre una nuova possibilità per la lotta contro l'Alzheimer. Secondo il lavoro pubblicato sul Journal of the Neurological Science da Antonio Orlacchio del Laboratorio di Neurogenetica - Centro Europeo di Ricerca sul Cervello (CERC) - IRCCS Santa Lucia e dal suo team, un estratto di zafferano potrebbe infatti favorire la degradazione della proteina tossica beta-amiloide, che secondo gli studiosi sarebbe la più probabile causa della malattia.

Un recente studio condotto dai ricercatori dell’Università di Sydney e dell’Università dell”Aquila in Italia, ha scoperto che lo zafferano, la spezia più preziosa del mondo, aiuta a proteggere gli occhi dai danni da raggi UV nocivi,rallenta la progressione delle malattie oculari come la degenerazione maculare, che causa la cecità. Un altro studio pubblicato sul British Journal of Gynaecology ha scoperto che lo zafferano è efficace nel trattamento dei sintomi della sindrome premestruale, tra cui la depressione, riducendo irritabilità e sbalzi d’umore.  

Alleato contro la sindrome metabolica Secondo una ricerca condotta in Medio Oriente, lo zafferano può essere un ottimo alleato nel ridurre in modo significativo i sintomi della sindrome metabolica.

La sindrome metabolica è una condizione che merita particolare attenzione per via della sua gravità e diffusione. È più che altro un insieme di fattori che, uniti insieme, predispongono al verificarsi di malattie importanti come il diabete, i problemi cardiovascolari e la steatosi epatica. La ricerca ha dimostrato come lo zafferano raccolto dal fiore Crocus Sativus sia un’ottima soluzione per ridurre i sintomi di questa condizione.

Nel seguente ottimo articolo ( tratto dallo studio “Saffron: An Old Medicinal Plant and a Potential Novel Functional Food.” José Bagur M, Alonso Salinas GL, Jiménez-Monreal AM, Chaouqi S, Llorens S, Martínez-Tomé M, Alonso GL. Molecules. 2017 Dec 23;23(1). pii: E30. doi: 10.3390/molecules23010030 ), sono descritte ed elencate  tutte le proprietà e potenzialità della pianta.

Zafferano, una vecchia pianta medicinale e un potenziale nuovo alimento funzionale

Gli stimmi essiccati del fiore Crocus sativus L. costituiscono ciò che è noto come la spezia dello zafferano. Lo zafferano, molto utilizzato per conferire colore, sapore ed aroma a cibi e bevande, ha una alto valore, considerata la spezia più costosa al mondo per le sue caratteristiche organolettiche uniche e per le difficoltà legate alla sua coltivazione, raccolta e manipolazione. Per questo motivo, e per via del colore degli stigmi, è nota come “oro rosso”. Esso viene considerato di alta qualità quando la concentrazione dei suoi composti, che ne conferiscono le caratteristiche organolettiche, è elevata, e la qualità del prodotto è data dall’assenza di altre sostanze, come coloranti alimentari o elementi estranei, come i resti di fiori, tracce di suolo e di insetti. La composizione chimica dello zafferano è stata studiata in dettaglio da vari autori, e le analisi chimiche, hanno dimostrato la presenza di oltre 150 componenti. I tre componenti principali sono esteri della crocetina, picrocrocina e safranale; altri sono rappresentati da carotenoidi, carboidrati, fibre grezze, proteine, grassi, antociani, flavonoidi, vitamine (riboflavina e tiamina), minerali.

Lo zafferano è stato a lungo considerato una pianta medicinale per le sue proprietà terapeutiche. In alcuni affreschi trovati sull’isola di Santorini, risalenti al 1627 a.c., è raffigurata un’offerta di stigmi di Crocus (C. sativus o C. cartwrightianus) fatta alla dea Thera, fatta proprio per le sue caratteristiche terapeutiche. Infatti, dal XVI al XX secolo, lo zafferano è stato incluso nei cataloghi delle piante medicinali nella farmacopea europea; tuttavia, l’uso medicinale e farmaceutico dello zafferano è scomparso con l’avvento di farmaci sintetici, e solo negli ultimi anni si sta facendo un passo indietro, ed è riemerso l’interesse scientifico per questa pianta, e le proprietà bioattive, osservate nelle recenti pubblicazioni, sono attribuite alle sue componenti principali, sopra menzionate, e all’attività sinergica di tutti i composti presenti.

Componenti responsabili del colore

I carotenoidi conferiscono il colore intenso che lo zafferano fornisce alle soluzioni acquose. Il principale carotenoide dello zafferano fu isolato per la prima volta da Aschoff nel 1818 e fu chiamato crocin, derivato dalla parola “crocos”, che significa zafferano in tedesco. Decker ha scoperto la sua natura glicosidica, mentre Karrer e Salomone hanno scoperto la struttura e formula molecolare.

Composti responsabili del gusto amaro

La picrocrocina è la sostanza responsabile del gusto amaro dello zafferano, la cui presenza arriva a costituire il 26% di sostanza secca. La struttura della picrocrocina fu stabilita da Khun e Winterstein nel 1934, e si scoprì essere il precursore del safranale, identificato nel genere Crocus, la cui unica specie commestibile è data dal C. sativus L.

Composti responsabili dell’aroma

Sono stati identificati più di 40 composti correlati all’aroma dello zafferano e il principale è rappresentato dal safranale, e nella specie di zafferano di più alta qualità al mondo, “Azafrán de La Mancha”, esso rappresenta oltre il 65% dei componenti dell’aroma totale. Durante il processo di disidratazione, manipolazione e conservazione dello zafferano, il safranale è generato dall’idrolisi e dalla disidratazione della picrocrocina attraverso varie tecniche, tra cui l’HPLC.

La necessità di analizzare i principali componenti dello zafferano

Lo zafferano viene spesso confuso con parti di altre piante, sempre considerate spezie, sebbene non siano in grado di fornire al cibo il caratteristico colore, sapore e aroma di questo. Accade con i petali di cartamo e di calendula quando lo zafferano viene presentato come stigmi interi e con la curcuma quando viene venduto a terra. Per riuscire ad identificare i falsi è necessario conoscere la forma degli stimmi dei fiori di C. sativus, ed il modo migliore è analizzare il contenuto dei principali metaboliti (crocine, picrocrocina e safranale) con i metodi sopra descritti, oltre a richiedere che vi sia un contenuto minimo di questi composti nella spezia.

Bioaccessibilità, biodisponibilità e bioattività dei composti di zafferano

La bioaccessibilità di un composto chimico, di un prodotto alimentare, è definita come la quantità di questo che viene rilasciato dalla matrice del prodotto alimentare nel tratto gastrointestinale, diventando disponibile per l’assorbimento. Il concetto di biodisponibilità si riferisce alla proporzione di un nutriente contenuto in un prodotto alimentare che viene assorbito per l’uso e lo stoccaggio nel corpo. Il termine biodisponibilità include quello di bioattività, cioè la risposta fisiologica data dall’assorbimento del composto da parte di un tessuto bersaglio. La farmacocinetica dei carotenoidi è nota, infatti, dato il loro carattere lipofilo, dopo il rilascio dalla matrice alimentare, vengono assorbiti attraverso le cellule intestinali mediante diffusione passiva, e incorporati nei chilomicroni senza subire modifiche prima della successiva secrezione nel flusso sanguigno. Tuttavia, i principali carotenoidi dello zafferano hanno la particolarità di essere solubili in acqua perché sono esteri glicosidici. Sebbene ci siano molti studi che mostrano le loro varie attività biologiche nell’uomo, la forma di somministrazione, l’assorbimento ed il metabolismo sono ancora da scoprire. Dal punto di vista farmacocinetico, assumiamo che le crocine non vengano assorbite dopo somministrazione orale, ma vengono idrolizzate a crocetina nel tratto intestinale. L’unico metabolita attivo in grado di attraversare la barriera emato-encefalica e raggiungere il sistema nervoso centrale (SNC), indipendentemente dal fatto che venga somministrato come puro estratto di crocetina o zafferano, è la trans-Crocetina, e la sua farmacocinetica è stata validata sia in modelli animali che nel plasma di volontari sani. A differenza di altri carotenoidi, la crocetina viene assorbita molto più rapidamente e questo potrebbero essere spiegato in quanto risulta essere più idrofila e più piccola degli altri carotenoidi.

Rapporto tra bioattività e capacità antiossidante dello zafferano

Lo stress ossidativo, derivante da uno squilibrio tra sistemi che generano ed eliminano i radicali, è implicato in più di 100 diverse malattie, tra cui diversi tipi di cancro, malattie cardiache e vascolari, obesità e disturbi neurodegenerativi. Nei disordini neurodegenerativi sono compresi l’Alzheimer, il Parkinson, l’Huntington e la sclerosi multipla (SM). Nell’ultimo decennio, numerose revisioni scientifiche hanno evidenziato le proprietà biomediche e farmacologiche dello zafferano o dei suoi metaboliti, nei disturbi del sistema nervoso, del sangue, cardiovascolare, respiratorio, renale, digestivo ed endocrino, e le bioazioni riguardano il miglioramento della diffusività dell’ossigeno, l’aumento del flusso sanguigno oculare, l’inibizione della proliferazione delle cellule tumorali, la chemio-prevenzione, gli effetti protettivi contro l’aterosclerosi, l’epatotossicità e i disturbi dell’ippocampo. L’elevata capacità antiossidante della spezia spiega la maggior parte delle sue proprietà preventive, o cicatrizzanti, in relazione a malattie croniche e degenerative. Gli effetti benefici degli esteri di crocetina sono stati dimostrati su molti distretti corporei: gastrointestinale, cardiovascolare, endocrino, riproduttivo ed immunitario. Nam e colleghi, studiosi di questi processi, hanno suggerito che la crocina e la crocetina possono avere un effetto neuroprotettivo grazie alla loro azione antinfiammatoria sulle cellule microgliali, studiato nei cervelli di ratto, accompagnata da una riduzione di molecole neurotossiche, come TNF-α, interleuchina-1β e ROS intracellulare. Il ripristino di un bilancio redox nei tessuti cerebrali può essere una buona strategia terapeutica per limitare la neuro-infiammazione e, conseguentemente, il danno ossidativo dei tessuti. La picrocrocina ha dimostrato avere un’attività anti-proliferativa nel cancro delle cellule umane. Esistono inoltre numerosi studi che attribuiscono degli effetti specifici al safranale, soprattutto come antidepressivo, induttore di sazietà e come anticonvulsivante. Inoltre combatte lo stress ossidativo nei neuroni, eliminando i radicali liberi.

Proprietà terapeutiche dello zafferano

Lo zafferano è stato usato per secoli nella medicina tradizionale per il trattamento di diverse sindromi e malattie, tra cui stati antispasmodici, eupeptici, sedativi, carminativi, diaforetici, espettoranti, stomachici, stimolanti, afrodisiaci, emmenagoghi e abortivi. Ampiamente usato nel trattamento delle malattie genitali e nella regolazione e sollievo del ciclo mestruale. L’azione abortiva della spezia era ben nota nel Medioevo, e veniva usata dalle ostetriche come azione sedativa e antispasmodica. Usata per trattare le malattie degli occhi, le ferite, fratture e dolori articolari.

Attività dello Zafferano nel Sistema Nervoso Centrale (SNC) e nel Sistema Nervoso Periferico

Lo zafferano e i suoi metaboliti hanno un’azione biologica sulla memoria e sull’apprendimento, sulle malattie neurodegenerative, depressione e ansia. Queste attività biologiche sono state studiate per oltre due decenni, richiamando l’attenzione su quanto segue:

  • Effetto sulla memoria e sull’apprendimento. I disturbi neurodegenerativi sono spesso associati ad alterazioni della memoria e dell’apprendimento. Molte persone con sclerosi multipla (SM) presentano una diminuzione della memoria, sebbene i fattori di rischio per questo non siano stati identificati. Sono stati attribuiti effetti protettivi dell’estratto di zafferano e dei suoi esteri di crocetina glicosidici, in grado di prevenire la compromissione dell’apprendimento e della memoria, oltre a prevenire il danno da stress ossidativo nell’ippocampo causato da stress cronico. Miglioramento della memoria e delle capacità di apprendimento, coinvolti nei meccanismi di riconoscimento e memoria spaziale. Il trattamento con estratto di zafferano per sette giorni consecutivi, in ​​uno studio condotto su ratti in un modello sperimentale di SM, ha migliorato l’apprendimento e la memoria, e le alterazioni nell’ippocampo dovute allo stress ossidativo.
  • Effetto sulla malattia di Alzheimer. Una delle più comuni malattie neurodegenerative associate all’età con un significativo deterioramento delle funzioni cognitive. Caratterizzata dalla formazione di placche cerebrali di βamiloide e grovigli prominenti di proteina tau. Studi in vitro hanno dimostrato che un estratto di zafferano e crocina a dosi diverse, è in grado di inibire la fibrillogenesi del peptide amiloide, ed ha un effetto inibitorio sull’attività dell’acetilcolinesterasi. Sebbene siano necessari più studi clinici sull’uomo, si è visto il carattere neuroprotettivo dello zafferano e dei suoi componenti, con effetti simili a quelli ottenuti con delle terapie farmacologiche.
  • Effetto sulla malattia di Parkinson. Oltre al suo potenziale terapeutico, la crocetina si è dimostrata potenzialmente utile nel ridurre il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson, proteggendo molte cellule della pars compacta di substantia nigra dalla perossidazione lipidica.
  • Effetto sull’ischemia cerebrale. Le attività neuroprotettive dello zafferano sono state dimostrate in modelli sperimentali di ischemia cerebrale. I biocomposti dello zafferano sono in grado di attenuare tutte le alterazioni indotte dall’ischemia, molto probabilmente per le sue proprietà antiossidanti. E’ stato dimostrato che quando l’estratto di zafferano veniva somministrato prima dell’induzione dell’ischemia cerebrale focale, migliorava l’esito neuro-comportamentale (forza di presa, attività motoria spontanea e coordinazione motoria) e proteggeva la funzionalità dei sistemi di difesa antiossidante (glutatione perossidasi, catalasi e SOD). Inoltre, la crocina è in grado di ridurre il danno ossidativo nei microvasi cerebrale e mantenere l’equilibrio tra sistemi ossidanti e antiossidanti, dopo che un danno da ischemia-riperfusione è stato indotto.
  • Degenerazione maculare legata all’età. Alcuni studi sullo zafferano forniscono importanti indizi sulle sue azioni neuroprotettive nella degenerazione maculare senile. Tali studi, sia in vitro che in vivo, mostrano che la somministrazione di crocetina ha effetti protettivi contro il danno alla retina, inibendo la degenerazione del fotorecettore e la disfunzione retinica. Il meccanismo si basa sull’inibizione dell’aumento della caspasi-3 e 9, dopo il danno alla retina.
  • Effetto sulla sclerosi multipla (SM). La protezione antiossidante è una possibile terapia per la SM poiché il ROS svolge un ruolo chiave nelle fasi iniziali e croniche della malattia. La SM progredisce con degli attacchi acuti e l’infiammazione della mielina. Molte prove indicano che le placche MS soffrono di lesioni ossidative ad ampio spettro e che il danno indotto da ROS si verifica sin dalle prime fasi della neuro-infiammazione. Ci sono diversi trattamenti in fase di sperimentazione nella pratica clinica, che utilizzano diete antiossidanti che promettono di essere efficaci nella riduzione dello stress ossidativo, e si è visto che lo zafferano è in grado di ridurre i sintomi della SM diminuendo i sintomi clinici e l’infiltrato di leucociti.
  • Effetto sul danno nervoso, secondario al diabete mellito (DM). Una delle complicanze più gravi del DM è il danno neuronale causato da una diminuzione del flusso sanguigno. Più della metà dei diabetici sviluppa una sorta di danno ai nervi nel corso della malattia. A tale riguardo, lo zafferano ha mostrato effetti protettivi, presumibilmente a causa delle sue proprietà antiossidanti.
  • Effetti antidepressivi e ansiolitici. Lo zafferano e i suoi metaboliti si sono dimostrati efficaci in diversi modelli di disturbi psichiatrici, tra cui depressione ed ansia. Vari studi hanno dimostrato che la somministrazione giornaliera di 30 mg di zafferano, potrebbe essere utile nella gestione della depressione e nei disturbi di ansia. Studi sulle sostanze bioattive dello zafferano in depressione, indicano che la crocina agisce inibendo la ri-captazione dei neurotrasmettitori della dopamina e della norepinefrina, mentre il safranale inibisce la ri-captazione della serotonina. Esistono studi in vivo che suggeriscono effetti inibitori sulle mono-aminossidasi, enzimi responsabili della degradazione dei neurotrasmettitori, con una consecutiva riduzione dei sintomi depressivi.

Inoltre, l’effetto saziante dello zafferano, risulta efficace nel ridurre la frequenza delle così dette abbuffate. Altri studi hanno indagato sul potenziale effetto dello zafferano nel trattamento per i disturbi emotivi legati alla sindrome premestruale, e hanno scoperto che l’uso dello zafferano era efficace nell’alleviare i sintomi.

Zafferano come alimento funzionale. Dosaggio per intervento nutrizionale

Molti alimenti sono stati tradizionalmente associati ad effetti benefici e persino medicinali. Lo zafferano è stato usato per migliaia di anni come spezia, ed è noto sia per le sue qualità nutrizionali che per i suoi effetti medicinali. Molti termini sono attribuiti a molti prodotti alimentari, che presumibilmente, hanno effetti benefici per la salute: alimenti funzionali, alimenti di design, nutraceutici e prodotti farmaceutici. Tuttavia, se consideriamo solo la definizione legale, possono essere indicati solo come nuovi alimenti, alimenti medici, integratori alimentari ed erbe o piante medicinali. È interessante notare che la rivista Nature Biotechnology stava già descrivendo il concetto di “agriceutici” nel 1999. La ricerca sugli effetti dello zafferano, e sui suoi componenti, è necessaria per stabilire le dosi adatte e l’uso in sicurezza. La maggior parte degli studi sono stati effettuati in vitro ed in vivo, risulta quindi difficile stabilire le dosi umane.

Nella monografia della Commissione Europea del 1987 sullo zafferano si trova la dicitura: “ad una dose massima giornaliera di 1,5 grammi non è stato documentato alcun rischio. La dose letale è 20 g mentra la dose abortiva è 10 g, dose in grado di stimolare la muscolatura liscia dell’utero. La dose giornaliera di 5 g può causare intossicazione accompagnata da vomito, diarrea sanguinolenta, ematuria, emorragie cutanee nel naso, labbra e palpebre, vertigini e opacità. La pelle e le mucose assumono un colore giallastro simile all’ittero “.

Tuttavia, più recentemente, sono stati condotti ulteriori studi per valutarne eventuali effetti tossici, e non sono stati osservati importanti cambiamenti nei parametri ematologici e biochimici, con, quindi, nessuno effetto che possa suggerire reazioni di tossicità. Alte dosi di zafferano dovrebbero essere evitate durante la gravidanza.